domenica 8 maggio 2011

1) Cancellare o scancellare? 2) Piantare in asso 3) La cannuccia per bibita 4) Tra i due litiganti 5) Il mago


Van Gogh -Notte stellata



“ Mi hanno corretto sul compito il verbo scancellare. Dovevo scrivere cancellare. “

(Michele 3a elementare - Lodi)


Cancellare o scancellare?

Cancellare e scancellare sono entrambi correttissimi, e così pure i derivati cancellatura e scancellatura. Si tratta di una normale “s” messa come prefisso con valore rafforzativo o durativo, comunissimo in molti verbi, come graffiare e sgraffiare, battere e sbattere, vuotare e svuotare ecc.

Perché si dice così? Piantare in asso

Ci dobbiamo rifare alla storia del filo d’Arianna.
L’ingrato Teseo, dopo esser fuggito con Arianna da Creta, andò nell’isola di Nasso e lì abbandonò la sua salvatrice, sicché si disse per molto tempo piantare in Nasso.
Poi fu dimenticata l’origine della frase e si disse, come ancor oggi si dice, piantare in asso.


Le scoperte e le invenzioni : La cannuccia per bibita.

Il 2 gennaio1888, Marvin Chester Stone inventa la cannuccia da bibita.
L’uso di cannucce di paglia per bere era già diffuso in precedenza, ma in questo giorno l’inventore americano realizza la prima cannuccia artificiale, fatta di carta paraffinata, destinata a soppiantare quelle <> con il boom della Coca Cola e delle altre bibite gassate.

Tra i due litiganti...

Un orso e un leone avevano trovato un cerbiattino,
Chi se lo sarebbe mangiato?
Cominciarono a leticarsi prima a ruggiti e a grugniti, poi si azzuffarono a unghiate e a morsi: e tante se ne dettero che a un certo punto caddero e l’uno e l’altro a terra, laceri, anelanti, sfiniti, incapaci di muoversi.
Proprio in quel punto passò di lì una volpe che, scorti i due contendenti così malconci, si prese il cerbiattino e se lo trascinò via tranquillamente a goderselo nel bosco sicuro.
Il leone e l’orso rimasero lì a bocca asciutta, a leccarsi i propri graffi.

Il mago

"C'era una volta un giovane principe che credeva in tutte le cose tranne che in tre: non credeva nelle principesse, non credeva nelle isole e non credeva in Dio.
Il re suo padre gli aveva detto che queste cose non esistevano e, siccome nel regno paterno non vi era traccia né di principesse, né di isole e né tantomeno di Dio, il principe credeva a quanto detto dal genitore.
Ma un bel giorno, il principe lasciò il palazzo reale e giunse nel paese vicino: qui, con sua gran meraviglia, da ogni punto della costa vide delle isole e su queste attraenti e regali fanciulle.
Si mise subito alla ricerca di un'imbarcazione, quando lungo la spiaggia gli si avvicinò un uomo elegantemente vestito in abito da sera.
Il giovane principe gli domandò, allora, se quelle fossero isole con sopra autentiche principesse e, alla risposta affermativa, gli chiese se ci fosse nelle vicinanze anche Dio.
Rimase sbalordito quando il distinto signore gli rivelò, con un inchino, che Dio era proprio lui.
Il giovane principe, allora, tornò a casa e si recò dal padre per comunicargli, con un certo tono di rimprovero, che aveva visto le isole, le principesse ed addirittura Dio.
Il re rimase impassibile e gli chiese le caratteristiche del signore che aveva incontrato sulla spiaggia.
Quando seppe che, tra l'altro, portava le maniche rimboccate, sorrise e disse al figlio che quella era la caratteristica dei maghi e che quindi era stato ingannato.
A questo punto il principe ritornò nel paese vicino e si recò nella stessa spiaggia della prima volta, incontrando di nuovo l'uomo in abito da sera.
L'apostrofò con rabbia per le bugie che gli aveva detto, riportandogli le parole del re suo padre.
L'uomo della spiaggia sorrise e gli confermò che era un mago, confidandogli, però, che anche suo padre era un mago e lo teneva sotto un incantesimo che gli impediva di vedere la verità delle cose.
Il principe ritornò allora a casa pieno di dubbi e quando incontrò il padre gli chiese, fissandolo negli occhi, se fosse realmente un mago.
Il re sorrise e si rimboccò le maniche.
Di fronte ad una tale situazione di inganni e di incomprensione e, nell'impossibilità di comprendere il senso delle cose, il principe fu preso da una profonda tristezza e decise di uccidersi.
Il re, per magia, fece apparire la morte che invitò il giovane ad andare con lei.
Il principe a quel punto ebbe un brivido e, ricordandosi delle isole belle e forse irreali e delle attraenti e forse inesistenti principesse, cambiò idea e disse alla morte di sparire.
Allora il re suo padre, di fronte a questa scelta, gli comunicò, sorridendo, che stava anche lui diventando un mago; ed il giovane, a quel punto, si rimboccò le maniche".

John Fowles

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