domenica 1 maggio 2011

1) Sé stesso o se stesso? 2) Cassandra 3) Il tergicristallo 4) L'asino e il mulo che portavano un carico uguale.

Mirò

E’ giusto scrivere sé stesso o se stesso ?

Il pronome personale riflessivo sé, secondo una norma assolutamente illogica, da molti viene scritto senza accento quando è seguito dall’aggettivo stesso o medesimo ( se stesso, se stessa, se stessi, se medesimo, eccetera) perchè si ritiene che grazie a tale vicinanza non possa nascere ambiguità.

Tale consuetudine sta però tramontando ed è auspicabile che presto possa scomparire del tutto. Stabilito infatti che questo pronome si debba scrivere accentato per non confonderlo col se congiunzione, è inutile e irragionevole andar poi a cincischiare casi e sottocasi in cui la confusione sia più o meno possibile.

Perciò scriveremo semprecon l’accento :

sé stesso, sé stessa, sé medesimo, sé medesima.

Perchè si dice così: Cassandra

Secondo la leggenda, questa donna, figlia di Priamo e di Ecuba, fu amata da Apollo, il quale le concesse il dono della profezia; ma poiché Cassandra non mantenne le promesse che aveva fatto a Apollo, questi si vendicò facendo sì che nessuno prestasse fede alle sue profezie. E quando, con parole terribili, ella annunciò la rovina e la distruzione di Troia, tutti risero di lei.

Purtroppo le sventure che ella pronosticava erano vere, come di lì a poco si vide, ma oggi la parola Cassandra si usa per indicare una persona che vede tutto nero, che non sa preannunciare altro che disgrazie le quali probabilmente( o almeno così si spera) non avverranno.

Le scoperte e le invenzioni : Il tergicristallo

Nel 1903, la casalinga americana Mary Anderson, mentre si trova a New York a osservare i tranvieri e gli automobilisti che puliscono con le mani i parabrezza coperti di neve, inventa il tergicristallo. Il suo sistema è basato su una leva azionata a mano dall’interno dell’auto; solo nel 1923 questo sarà sostituito da un sistema azionato da un motorino elettrico.

L'asino e il mulo che portavano un carico uguale.

Un asino e un mulo avanzavano uno accanto all’altro. L’asino, osservando che i loro due carichi erano eguali, era indignato e si lamentava, perché il mulo, che pur era ritenuto degno di una doppia razione, non portava nulla più di lui. Ma quando ebbero proceduto alquanto nella via, l’asinaio s’avvide che l’asino non poteva reggere, e allora gli tolse una parte del carico, aggiungendolo al mulo. Dopo che ebbero proseguito ancora un poco, vedendo che l’asino era sempre più stanco, gli tolse di nuovo una parte del carico, e, alla fine, prese tutto quanto e lo passò da lui al mulo. Allora questo diede una sbirciatina all’asino: “Ehi, tu, non ti par giusto, ora, che mi faccian l’onore di una doppia razione? “.

Anche noi, per giudicare la condizione di ciascuno, non dobbiamo guardare come comincia, ma come va a finire.

( Esopo)

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